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Interessante articolo di Bruce Schneier sull'uso dei dati personali degli IoT (per esempio videocamere di sorveglianza ma anche aspirapolvere e altro). I produttori di questi oggetti non pubblicano nulla sulla trasparenza nell'uso dei nostri dati e non commentano al riguardo quando interpellati.
Siete sempre convinti che sia bello, comodo e fantastico avere il proprio sistema di allarme, con magari videocamere interne, connesso via internet al sito del produttore?
Segue una traduzione molto libera del breve articolo di Bruce.

I dispositivi IoT sono dispositivi di sorveglianza e i produttori generalmente li usano per raccogliere dati sui loro clienti. La sorveglianza è ancora il modello di business di Internet e questi dati sono usati contro l'interesse dei clienti: sia dai produttori che da qualche terza-parte al quale il produttore vende i dati. Ovviamente questi dati possono anche essere usati dalle forze dell'ordine; lo scopo dipende dalla nazione.

Niente di tutto questo è una novità e molto di questo è spiegato nel mio (ndt suo: di Bruce) libro Data and Goliath. Quello che è comune per le aziende di Internet è di pubblicare un "rapporto sulla trasparenza" che indica almeno le informazioni generali su come le forze dell'ordine usano questi dati. Le aziende IoT non pubblicano questi report.
TechCrunch ha chiesto informazioni ad alcune di queste aziende e, fondamentalmente, ha scoperto che nessuno parla.

Via BoingBoing

Polizia di StatoCercavo informazioni sul passaporto e sono andato a visitare il sito della Polizia di Stato.

Lo sapevate che è pubblicato sotto una licenza Creative Commons?

Era la prima volta che andavo sul sito della Polizia e quindi non me n'ero accorto: la cosa mi ha lasciato favorevolmente impressionato. Ho fatto poi un breve giro in altri siti istituzionali e sono tornato alla "normalità".

Quali altri siti statali conoscete che pubblicano con una licenza CC?